L’INTERVISTA IMPOSSIBILE: GABRIELLA CRESPI

Affascinati dalla vita e dall’opera della designer milanese, scomparsa nel 2017, abbiamo avuto l’opportunità di immaginare un’intervista con lei, filtrata dai ricordi e dalle parole della figlia Elisabetta.

Da dove nasce il binomio creatività e funzionalità che caratterizza in modo unico la produzione della Crespi?
La madre di Gabriella, Emma Caimi-Pellini, disegnatrice di gioielli, vinse nel 1950 il secondo e terzo premio nella sezione “Bijoux d’autore” alla Triennale di Milano. Suo padre, invece, era un ingegnere meccanico. Questo doppio percorso – tra fantasia e tecnica – ha continuato a svilupparsi negli anni degli studi della Crespi: prima consegue il diploma al Liceo artistico dell’Accademia di Brera e successivamente frequenta la facoltà di architettura al Politecnico di Milano.

Come ha avuto inizio la sua carriera di designer?
Immaginate la Milano degli anni Cinquanta in cui le case dell’alta borghesia si andavano arricchendo di oggetti unici e soprammobili particolari da poter esibire. In questo contesto, influenzata dalla passione per i dettagli, i materiali, le forme inedite, la Crespi inizia a creare artigianalmente oggetti come scatole bordate con fregi, oppure presse papier con stemmi e orologi antichi applicati, che vende agli amici.

Presto inizia la sua collaborazione con alcuni artigiani milanesi per la realizzazione di oggetti – come lampade in ottone, scatole e sculture – che si fondano su una solida qualità artigianale, ma sono animati dalla sua inesauribile creatività e da una buona dose di spiritualità. “Per me la materia è plasmata innanzi tutto dal pensiero e da quella parte inconscia così importante che è in noi, non disgiunta da una realtà di vita attuale che può determinarne la realizzazione” (Gabriella Crespi per Il Mobile, dicembre 1983)

Che materiali utilizzava?
Ha utilizzato legno e lacche, accostati a metalli dall’effetto prezioso quali ottone dorato e acciaio inox, ma anche cristallo, marmo e bambù disposto in lunghissimi raggi. A proposito del bambù una volta ha detto: “Amo il giunco/ S’innalza verso il cielo cercando l’Infinito/ e nel vento come umile figlio della terra s’inchina”.

Che rapporto ha avuto con la città Eterna?
Roma ha significato per la Crespi una rinascita dopo la separazione dal marito, libertà, rifugio, nuovo slancio imprenditoriale: la stupenda sede scelta per il suo showroom a Palazzo Cenci diventa presto un punto di riferimento per l’aristocrazia romana.  Da qui il successo si amplia anche a livello internazionale. Le sue realizzazioni entrano nelle residenze di personalità illustri del tempo, come lo scià di Persia e la principessa Grace di Monaco e una serie di eventi che vengono organizzati all’estero, da quello di Dallas del 1968 a quello di New York oltre vent’anni dopo.

Gli oggetti e le ‘ invenzioni’ della Crespi sono stati oggetto di contraffazione?
Le realizzazioni di Gabriella Crespi sono esclusive, spesso pezzi unici o prodotti in poche copie, firmate e numerate. I suoi mobili sono tutti brevettati. L’accuratissima esecuzione artigiana italiana si evidenzia negli ingegnosi meccanismi che garantiscono il funzionamento e ogni particolare è curato fino al raggiungimento della perfezione. Ecco perché nel 2012 nasce l’”Archivio Gabriella Crespi” con lo scopo di tutelare le creazioni della designer. La figlia Elisabetta ha provveduto alla catalogazione di oltre duemila opere disegnate dalla madre a partire dalla metà degli anni ’50. L’Archivio provvede anche all’autenticazione delle opere dell’Artista, garantendone così l’autenticità.

Mobili postmoderni, mobili multifunzionali, mobili a sorpresa, mobili decorativi. Quale potrebbe essere la definizione giusta?
“È raro che un mio mobile abbia solo una funzione; questa caratteristica nasce da una grande e continua ricerca di infinito. Ed è per questo che i miei mobili-scultura si muovono leggeri nello spazio, siano essi di ottone, acciaio, scolpiti in grandi massi di legno o pietra, oppure di umile canna di bambù.”

Donna carismatica, forte, creativa, circondata dalla mondanità, eppure una parte di lei era incline al silenzio e ricercava la solitudine?
Già da ragazza in Scozia o in Bretagna cercava momenti di solitudine e silenzio. Per tutta la vita tenderà a questo silenzio, che è un momento di ricerca interiore, di spiritualità, e che la porterà a vivere quasi stabilmente in India per circa vent’anni.

Oggi Torino gli dedica una mostra. Per saperne di più vai QUI.