TONY DUQUETTE | More is More

All’inizio del XX secolo, il periodo di massimo splendore dell’interior design, pochi designer abbracciavano l’opulenza come Tony Duquette. Il suo lavoro nasce e si sviluppa in un’epoca in cui il modernismo era un luogo comune, dove regnavano colori audaci, superfici riflettenti in acciaio e plastiche.

“Tony odiava il bianco morto della porta del frigorifero. Aveva bisogno di nutrire i suoi occhi oltre che la sua anima” afferma Hutton Wilkinson, il suo collaboratore decennale.

Il lavoro di Duquette fondava le sue radici sul concetto che non andavano solamente realizzati interni ma andavano creati ambienti per vivere; che si trattasse di interni, gioielli o stravaganti decorazioni per feste, celebrava l’individuo con uno stile creato appositamente per una persona o una famiglia.

Alla domanda “Perché i tuoi clienti ti assumono?” Rispose: “Poiché possono avere qualsiasi cosa al mondo, tutti i dipinti impressionisti e i raffinati mobili francesi possono essere acquistati, ma io posso offrire loro qualcosa che nessun altro può offrire: interni completamente originali e personali, realizzati solo per loro. […] Raramente utilizziamo gli stessi materiali due volte e creiamo design su misura per mobili, tessuti e tappeti, fino a mescolare noi stessi i colori della vernice per ottenere la qualità che stiamo cercando”

I suoi clienti erano l’elite di Hollywood negli anni ’40, ’50 e Duquette, insieme a sua moglie Elizabeth, divennero famosi per la loro stravaganza e il loro talento drammatico. Ogni casa racchiudeva questo stesso spirito: superfici riccamente strutturate, oggetti curiosi che posavano su armadi e tavoli, moquette incantate che si stringevano nelle nicchie e figure drammatiche che si esibivano sulle tavole da pranzo.

Eppure, mentre l’arte di Duquette sembra essere l’apice del lusso, ciò che lo distingueva dagli altri designer dell’epoca era la sua capacità di riutilizzare, riciclare e trasformare oggetti.
I rami degli alberi verniciati a spruzzo rappresentavano il corallo rosso; le piste di atterraggio degli aeroplani diventavano le pareti di un padiglione e gli specchi acquistati nei negozi si trasformavano in pannelli francesi adatti a Versailles. Non c’era compromesso. Se la sua visione lo richiedeva, lo faceva con qualsiasi mezzo.

Questo talento per le arti decorative e l’amore per il teatro risiedeva in Tony fin dalla giovane età. A soli dieci anni già metteva in scena elaborati spettacoli di marionette di cui disegnava e realizzava lui stesso sia la scenografia che i costumi.
Nato nel 1914 e cresciuto tra Los Angeles e Michigan, da studente vinse diverse borse di studio presso il Chouinard Art Institute di L.A. e la Yale School of the Theatre. Dopo la laurea lavorò presso i grandi magazzini Bullock, progettando ambienti stagionali.
La sua produzione riuscì a lanciarlo nei circoli interni di Hollywood come libero professionista sotto il patrocinio della famosa stilista Elsie de Wolfe e di suo marito Charles Mendl.
Per Hollywood disegnò vari set per film e nel 1961 vinse un Tony Award per la produzione originale di Broadway di Camelot, per i migliori costumi. La sua reputazione era saldamente stabilita.

L’essenza della sua arte si esprime nella residenza di Dawnridge; il leggendario Shangri-La del designer. L’arredamento della villa vede come protagonista la malachite, una pietra di colore verde acceso e firma distintiva dei progetti di Duquette, il quale replicò le venature in un (ora iconico) tessuto, che si ritrova ovunque: dai cuscini ai tappeti fino alle tovaglie.

Oggi Hutton Wilkinson (collaboratore decennale di Duquette), guida le numerose attività del marchio Tony Duquette, Inc.:
una raffinata linea di gioielli prodotti su licenza, mobili per Baker, illuminazione per Remains Lighting, tessuti per Jim Thompson, porcellane per Mottahedeh e una collezione di tappeti per Patterson, Flynn & Martin.

“unico nel suo genere” è la definizione stessa della parola lusso”
Tony Duquette