Il progetto integrato di Osvaldo Borsani

In un’intervista rilasciata nel 1973: «Quando noi usavamo il vocabolo “design” lo facevamo con rispetto profondo perché si nominava un nuovo modo di pensare e di costruire: era una parola che usavamo solo noi, gli addetti ai lavori mentre tentavamo, muovendoci in un contesto sordo e difficile, di spiegare, introdurre, divulgare i metodi della progettazione applicata all’industria».

Nonostante ciò, il termine designer è sempre andato un po’ stretto a Osvaldo Borsani. Formatosi nei primi del 900 a Varedo, in provincia di Monza, nell’atelier del padre Gaetano, aveva avuto la possibilità di lavorare a fianco dell’architetto Gino Maggioni. L’ attenzione per la “contaminazione di arti e mestieri” di Maggioni, derivata del movimento Jugendstil viennese del primo Novecento, ebbe una notevole influenza su di lui.

Da qui la visione di Borsani “Progetto Integrato”. Da qui l’idea che il segreto di un buon progetto sta nella contaminazione tra diverse discipline e nella costante ricerca di novità e modernità. Da qui la nascita di importanti collaborazioni con artisti e decoratori , come Roberto Crippa, Arnaldo e Giò Pomodoro, Aligi Sassu, Agenore Fabbri, Fausto Melotti, Andrea Cascella e Lucio Fontana. Particolarmente significativo e intenso il sodalizio con quest’ultimo.
Grazie a Borsani, la ABV ( Arredamenti Borsani Varedo) si rinnova: le linee dei mobili si fanno sempre più geometriche ed essenziali e i suoi progetti sono sempre più richiesti dalla borghesia milanese degli anni Quaranta e Cinquanta. Da questo momento in poi, non si fermerà più.