Il Bambù, cosiddetto “acciaio vegetale”

Il termine Bambù ha origine dalla lingua Malai “Mambu” e fu tradotto poi in inglese con il più noto nome di Bamboo; la sua introduzione in Italia è attribuita al botanico toscano Orazio Fenzi, e risale al 1884. I bambù sono piante a portamento arbustivo, sempreverdi, molto vigorose; la loro altezza può variare da pochi centimetri fino a 40 metri ed il diametro può raggiungere i 30 cm. Lo spessore della parete della canna può arrivare anche i 2 cm: ecco perché vanta una resistenza a compressione doppia rispetto a quella del calcestruzzo. Variegata ed ampia è anche la gamma di forme e colori dei bambù: si possono incontrare bambù di colore giallo, nero, a strisce, rampicanti e persino spinosi.

Il Bambù è materiale  ecologico 100%:

  • dato che cresce in modo rapido e spontaneo, autonomo, e soprattutto abbondante, può essere raccolto annualmente e in modo non distruttivo.
  • un bosco di bambù è in grado di catturare fino a 17 tonnellate di carbonio per ettaro all’anno grazie alla abbondante e perenne superficie fogliare;
  • ha forte capacità di contrastare l’inquinamento atmosferico e del suolo: con le sue radici il bambù trasforma gli inquinanti (compreso l’azoto) in biomassa;
  • è ideale per il consolidamento e il rimboschimento dei terreni, infatti, grazie alle sue radici formate da rizomi e da radichette che non appesantiscono il terreno, previene frane e smottamenti
  • ha un’ottima capacità di trattenere l’acqua, evitando così, in caso di forti piogge, pericolosi ingrossamenti di torrenti e fiumi.
  • vanta una notevole resistenza agli incendi: allo stato verde è difficilmente combustibile ed anche se si brucia la sua parte aerea e il suo carattere rizomatoso gli garantisce la capacità di rigenerare comunque canne nuove ogni anno;
  • è ottima barriera naturale contro le polveri, frangivento e antirumore.