Gufram: a Domestic – Crazy – Landscape

A partire dagli anni Sessanta, sulla scia della pop art americana di Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Claes Oldenburg, Richard Hamilton, e del New Dada di Jasper Johns, si afferma un’azienda che, col supporto degli architetti dello StudioSessanta5, da subito di pone in modo dirompente come “pioniera dell’anti-design industriale”.

Negli anni opera una vera e propria rivoluzione estetica. Propone oggetti dalle dimensioni importanti, in soffice poliuterano, che invitano le persone a trasformarsi in bambini e a voler sperimentare, oltre alla dimensione della pratica d’uso, quella della fantasia, del tatto, dell’esperienza sensoriale: sedersi su una gigantesca bocca tinta di rosso, appendere la propria giacca a un cactus, stendersi su un pratone di verde, sono esperienze che solo GUFRAM ha saputo regalare.

Quella di GUFRAM è anche una grande storia di made in Italy. Il nome deriva da “Gugliermetto-fratelli-mobile” un’azienda di mobili a conduzione familiare situata a Grosso, poco distante da Torino, che già a partire dagli anni Cinquanta aveva scelto di rompere con il passato, realizzando arredi moderni, caratterizzati dalla ricerca di forme nuove, audaci accostamenti di colore, sperimentazione di materiali innovativi. A partire dalla metà degli anni Sessanta diventa direttore artistico il designer Giuseppe Raimondi, che firma per l’azienda i primi prodotti e prototipi dell’azienda, dopo poco presentati alla XIV Triennale di Milano, che riscuotono un notevole successo di pubblico e stampa. Quando, nel 1972, viene organizzata al MOMA la mostra dedicata al design italiano intitolata “Italy: The New Domestic Landascape”, i prodotti della Gufram, caratterizzati dallo spirito del radical design e le sperimentazioni controcorrente legate alla ricerca estetica, tecnologica e di materiale, si impongono a livello internazionale. Di lì a poco saranno presenti nelle collezioni dei più importanti musei europei ed americani. Nel 2009 il marchio, già di proprietà di Poltrona Frau, passa alla gestione di Cassina, e due anni dopo viene acquistato da una ditta piemontese con sede a Barolo. Oggi Charley Vezza, creative orchestrator, proprietario e anima artistica di GUFRAM, dice: “ I nostri oggetti per costo, materiale e idea sono destinati a durare per sempre. Il concetto di usa e getta è quanto di più lontano ci possa essere dal modo in cui concepiamo e realizziamo i nostri i prodotti: vogliamo contribuire a combattere un consumismo esagerato, soddisfacendo i nostri clienti con oggetti di valore, che durino a lungo.