FRÉDÉRIC MÉCHICHE | Purezza orientalista in Provenza

Provenza, Francia. Villa Aziyadé è stata concepita da un architetto svizzero nel 1894 come un piccolo padiglione a forma di marabutto, noto per il caratteristico design del tetto a cupola alla maniera di un santuario. Inteso come un rifugio di campagna, non come una villa tentacolare, l’architetto progettò una disposizione labirintica di stanze e soffitti altissimi, un palazzo in miniatura che ricorda quelli delle Mille e una notte. Il collegamento tra gli spazi interni ed esterni è ulteriormente unificato da pavimenti rivestiti con piastrelle bianche e nere con motivo a rombi, un’affermazione grafica ripetuta in gran parte dell’opera di Méchiche.

Méchiche si era ritirato nella sua dimora minimalista a St. Tropez per diversi anni prima di acquisire Aziyadé. Sebbene amasse il ritmo rilassato del suo ritiro mediterraneo, desiderava ardentemente una connessione più profonda con la natura. Il suo primo intervento fu quello di rimuovere anni di antiestetiche aggiunte e riportare la villa al suo antico splendore. Gli ricordava la casa che suo padre aveva costruito per la sua famiglia ad Algeri quando era bambino, dove le interpretazioni orientaliste tendono al lato della semplificazione e della purezza.

Con quella visione Méchiche decise di combinare pezzi orientali con mobili di Napoleone III nella decorazione della sua villa, perlustrando i negozi di antiquariato e i mercati di Algeri, Samarcanda, Il Cairo, Gerusalemme e Istanbul, così come Londra, Parigi e Costa Azzurra. Ambientati su un involucro di bianco frizzante, gli interni di Méchiche sono luminosi, edificanti e serenamente esotici.