David Nightingale Hicks – Il colore che arreda

Nato a Coggeshall, in Inghilterra, inizia lavorando come illustratore e grafico di scatole per cereali da colazione. In seguito occupò la posizione di insegnante d’arte nell’esercito britannico. La sua carriera come designer di interni ha inizio negli anni 50’ grazie ad un successo mediatico promosso dalla rivista House & Garden. Il progetto che fece tanto scalpore fu la residenza londinese che il designer decorò per la madre. Il suo stile iconico e riconoscibile lo rese il progettista ad esteta più ricercato di Londra degli anni 60’ – 70’ rivoluzionando il mondo del design degli anni a venire.
Fu proprio David Hicks ad introdurre il termine “tablescape”, composizione di oggetti e opere d’arte accuratamente disposte.

Il designer divenne il principe ribelle dell’arredamento inglese, così definito per il suo radicale distaccamento dallo stile tradizionale britannico. Portò avanti un gusto iconico nella progettazione di interni, distinti da audaci stampe geometriche e ad avventurose combinazioni di colore.

Nel 1960, il matrimonio con l’aristocratica Lady Pamela Mountbatten, gli diede accesso a nuovi clienti. Britwell House, villa gregoriana di proprietà della coppia, divenne sede del suo principale laboratorio di progettazione, dove iniziò ad assumere incarichi più prestigiosi. Nessuna carta da parati, tessuti o tappeti erano abbastanza buoni per i gusti di Hicks, iniziò così a progettare i suoi motivi; proprio fra le mura di quello studio diede vita al primo disegno grafico dedicato alle sue geometriche moquette. Di lì a poco gli fu commissionato il progetto per lo studio dell’attuale Re Carlo III, a quel tempo Principe di Galles.

Ad Hicks piaceva unire alto e basso, fondere il vecchio con il nuovo, far coincidere l’opulento con lo scarno. Ogni dettaglio delle sue composizioni esprimeva autenticità: dai materiali grezzi, che preferiva rispetto al velluto costoso, al ripescare dal passato arredi reputati antichi o fuori moda, ridando loro vita attraverso nuove tinte. Adorava giocare con gli oggetti e con colori di diverse sfumature, associandoli a geometrie estreme e a forme vivaci. Riuscì a svelare così, come il contrastato e le associazioni inaspettate, fossero in grado di rendere un interno accogliente, vivo e mai banale.

Riconosciuto come un vero decoratore, diversamente dal significato proprio di designer, Hicks si lasciava ispirare dal mondo, cogliendo i dettagli più insignificanti come solo un artista. Con la capacità di assumere questo ruolo, considerava il colore l’elemento fondamentale, oltre qualsiasi altra materia prima. Il piacere nello sperimentare con le diverse cromie, nello sfruttare il loro potenziale, si rivelò la chiave per dare vita a creazioni divenute poi iconiche. “Spesso le persone hanno paura del colore”. Per Hicks il colore gratificava, emozionava e permetteva di restituire freschezza ad un ambiente, producendo una trasformazione completa a poco costo. “Troppo tempo viene sprecato, troppe sciocchezze, troppe regole rispettate ed energia impiegata nel decidere quale colore andrà o potrebbe essere il migliore accostato a qualche altro.”

David Hicks era capace di rompere gli schemi precostituiti, di andare contro una rigidità che percepiva come realtà soffocante, per fare posto ad un’unicità carismatica. I celebri disegni dei suoi tessuti, tappeti e carte da parati, erano ispirati alle geometrie pop e optical, alle stilizzazioni floreali degli antichi ricami ottomani e ai motivi della ceramica islamica. Lo stile di Hicks rimase e rimane tutt’ora d’ispirazione per progettisti di tutto il mondo, toccando anche il settore cinematografico, dando vita ad un vero e proprio orientamento creativo per l’allestimento di set e scenografie eclettiche.

“più sfumature di un colore particolare si mettono insieme, migliore sarà il risultato”