CACCIA DOMINIONI, IL PIU’ MILANESE DEGLI ARCHITETTI

Il compito dell’architetto, io credo, è anche quello di suscitare un succedersi di emozioni… I ­­miei ingressi, le mie scale, persino i mobili sono soluzioni urbanistiche.

Per 102 anni Luigi Caccia Do­­­minioni è stato un urbanista architetto, un urbanista scultore, un urbanista designer, nel senso che tutti i suoi progetti, sia che fossero edifici o oggetti di design, nascevano con la vocazione all’utilità.

Vede, io ho un’idea mia dell’architettura, fatta come servizio… Cioè io concepisco l’architettura come qualcosa che deve dare.

Il suo è un razionalismo etico, orientato al buon costruire e al concetto di durata. A lui si devono molti degli edifici che hanno caratterizzato la ricostruzione di Milano nel dopoguerra, come Casa Caccia Dominioni in piazza Sant’Ambrogio, la ristrutturazione interna della Biblioteca e Pinacoteca Ambrosiana, il complesso di Corso Italia, gli edifici di Corso Europa, l’istituto religioso di via Calatafimi, l’edificio la Maggiolina in piazza Carbonari.

La mia progettazione di interni, la più logica e funzionale possibile, tende alla definizione di forti spessori murari e a un taglio di appartamento consistente, direi poderoso. Ma rifuggo da ogni gratuità, da ogni barocchismo……La ragione fondamentale di ogni forma è la sua stretta aderenza alla vita, ha detto in un’intervista alla rivista Abitare.

Nel 1947 fondò assieme agli amici Ignazio Gardella e Corrado Corradi Dell’Acqua la «Azucena», ditta di produzione artigianale di arredi e oggetti di design. Tra i suoi oggetti la lampada da terra Monachella, la poltrona Catilina, il piccolo mobile Casaccia, il divano e la poltrona Toro, fino alla panchina in metallo Monforte.

Nel 2015 gli venne conferita la Medaglia d’Oro alla carriera dalla Triennale di Milano.